Lo SPRAR, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, è costituito dalla rete di tutti gli Enti locali (Comuni e Province) che realizzano progetti di accoglienza integrata per i richiedenti asilo e rifugiati presenti sul territorio nazionale. Con il prezioso supporto di tutte le realtà territoriali, i Comuni e/o le Province, da soli o consorziati, garantiscono interventi di “accoglienza integrata”che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.Lo SPRAR nasce nel 2002 con la legge n.189, che istituzionalizzò le misure di accoglienza organizzata esistenti fin dal 1999 in Italia, istituendo anche una struttura di coordinamento del sistema, il Servizio Centrale, a supporto degli Enti Locali, affidandone all’ ANCI la gestione.
Le caratteristiche principali dello SPRAR sono:
- il carattere pubblico delle risorse messe a disposizione e degli Enti responsabili dell’accoglienza: Ministero dell’Interno ed Enti Locali;
- la volontarietà e il decentramento degli interventi;
- il coinvolgimento di tutti gli attori e gli interlocutori sociali presenti sul territorio, per la promozione e lo sviluppo di reti locali che contribuiscono in maniera essenziale alla realizzazione degli interventi;
- la temporalità, in quanto l’accoglienza è semestrale, ma deve concludersi entro 1 anno dall’arrivo.
I beneficiari dell’accoglienza SPRAR dunque sono:
- i rifugiati, cioè coloro che hanno ottenutola protezione internazionale. Si tratta di persona che “(…) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese d’origine di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese(…)”.Questa definizione viene enunciata dall’art. 1A della Convenzione di Ginevra del 1951, recepita nell’ordinamento italiano dalla legge n.722 del 1954;
- i richiedenti protezione internazionale: cioè tutte quelle persone che, fuori dal proprio Paese d’origine, presentano in un altro Stato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale. Il richiedente rimane tale, finché le autorità competenti (in Italia le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale) non decidono in merito alla stessa domanda di protezione.
- i titolari di protezione sussidiaria, un’ulteriore forma di protezione internazionale, che permette al cittadino extracomunitario, pur non possedendo i requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato, di essere protetto, in quanto, se ritornasse nel Paese di origine, andrebbe incontro al rischio di subire un danno grave.
- i titolari di protezione umanitaria, riconosciuta dalla Commissione territoriale, che pur non accogliendo la domanda di protezione internazionale, ritenga possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario.
Lo SPRAR ha come obiettivo principale la (ri) conquista dell’autonomia individuale dei richiedenti/titolari di protezione internazionale e umanitaria accolti, intesa come una loro effettiva emancipazione dal bisogno di ricevere assistenza (in questi termini si parla di “accoglienza emancipante”). Diventa, pertanto, essenziale collocare al centro del Sistema di Protezione le persone accolte, le quali non devono essere meri beneficiari passivi di interventi predisposti in loro favore, ma protagonisti attivi del proprio percorso di accoglienza e di inclusione sociale. Nell’ambito dell’accoglienza dei richiedenti e dei titolari di protezione internazionale e umanitaria – così come più in generale in materia di servizi sociali – si fa riferimento al concetto di empowerment, inteso come un processo individuale e organizzato, attraverso il quale le singolepersone possono ricostruire le proprie capacità di scelta e di progettazione e riacquistare la percezione del proprio valore, delle proprie potenzialità e opportunità. Di conseguenza, quella proposta dallo SPRAR è un’accoglienza “integrata”. Questo comporta che gli interventi materiali di base, quale la predisposizione di vitto e alloggio, siano contestuali a servizi volti a favorire l’acquisizione di strumenti per l’autonomia.
Una presa in carico così articolata comporta che lo SPRAR, sia a livello nazionale e ancor di più su piano locale, agisca come un sistema dialogante con il contesto territoriale in cui si inserisce e senza avere in alcun modo una modalità operativa autarchica. In questo senso, lo SPRAR (come trattato più avanti) deve fondarsi sulla costruzione e sul rafforzamento delle reti territoriali, che coinvolgano gli attori locali, funzionali al sostegno dei progetti di accoglienza nella loro totalità e, al tempo stesso, dei percorsi personalizzati dei singoli beneficiari. In tali casi lo SPRAR deve poter essere considerato come valore aggiunto sul territorio, capace di apportare cambiamenti e rafforzare la rete dei servizi, di cui possa avvalersi tutta la comunità dei cittadini, autoctoni o migranti che siano.
Il progetto SPRAR di Itri è caratterizzato da un buon rapporto di reciprocità che comporta un protagonismo attivo dei singoli beneficiari, i quali non devono mai – qualunque siano le loro condizioni fisiche e mentali – essere considerati come meri destinatari di servizi e interventi, ma co-protagonisti della vita progettuale
In Italia sono 35.869 i posti messi a disposizione della rete SPRAR:31.647 ordinari, 3.488 per minori non accompagnati, 734 per persone con disagio mentale o disabilità. Il Comune di Itri è uno degli oltre 1.200 Comuni italiani che ospitano un progetto territoriale di accoglienza. Il progetto nasce nel 2014 ed è attualmente in esecuzione la seconda triennalità. Il progetto si è caratterizzato nel tempo per l’invariabilità dei numeri relativi all’accoglienza i quali sono rimasti pressoché costanti. Il dato attuale recita di un’ospitalità pari a n. 25 beneficiari della categoria “ordinari”, andando più nello specifico 18 uomini, 5 donne e un nucleo familiare. Le nazionalità che caratterizzano il progetto mediante la loro presenza sono 8 e relative a paesi quali Gambia, Niger, Somalia, Ghana, Mali, Eritrea, Iran e Bangladesh. I beneficiari del progetto SPRAR Itri hanno un’età compresa fra i 18 e i 25 anni: 4 hanno ottenuto ufficialmente lo status di rifugiato politico, 7 hanno ottenuto la protezione umanitaria, 1 la protezione sussidiaria e gli altri sono in attesa di responso in merito alla loro richiesta di asilo.
Attualmente sono presenti 25 beneficiari, presi in carico dall’Ass. Soc. Dott.ssa Moira Zuena
Sono tutti ospitati in appartamenti siti in: via Vittorio Emanuele 41 (n. 6 app), corso Appio Claudio n. 144 e n. 36, via Cavone 20, via s. Gennaro n.66
I servizi attivati nel 2018, in linea con la normativa (DM 10/2016)
– mediazione linguistica e interculturale; (consulenti diversi in base alla lingua)
– accoglienza materiale; (dott. Ruggeri, sig. Petito)
– orientamento e accesso ai servizi del territorioe accompagnamento all’inserimento sociale; (dott.ssa Ruggeri)
– formazione e riqualificazione professionale e orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo; (dott. Soprano)
– orientamento e accompagnamento all’inserimento abitativo; (dott. Ruggeri e sig. Petito)
– orientamento e accompagnamento legale; (dott,ssa Paone, Avv. Picano)